La noia è uno stato dell'anima a cui alcuni grandi autori hanno dedicato opere intere o semplicemente dei versi.
Il primo autore che mi viene in mente è Moravia che scrisse un bellissimo romanzo proprio intitolato La noia. Qui, questo stato interiore, viene dipinto come risultato dell'impossibilità di instaurare con gli oggetti un rapporto autentico.
(i passi sono tratti da La noia, ed. Bompiani)
"La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà. [...] un momento tutto è chiaro ed evidente, qui sono le poltrone, lì i divani, più in là gli armadi, le consolle, i quadri, i tendaggi, i tappeti, le finestre, le porte; un momento dopo non c'è più che buio e vuoto. Oppure, terzo paragone, la mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi, per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all'appassimento e alla polvere."
(pag. 7)
Moravia influenzato dagli esistenzialisti, primo fra tutti Sartre, dipinge un uomo, Dino, alienato della realtà, incapace di una vita autentica, un eroe sveviano, privo cioè di qualsiasi eroicità. Dino è sopraffatto dal mondo che lo circonda e se ne sente, nello stesso momento, privato.
La noia, questo avvizzimento del reale, che sembra rievocare alcuni quadri di Dalì, ci fa vivere in uno stato in cui, da una parte vogliamo ottenere un rapporto autentico col mondo, ma dall'altro ci rendiamo conto che i nostri sforzi sono velleitari.
Sartre nel suo stupendo racconto-diario,
La nausea, ci dona, con sofferente schiettezza, l'immagine di un uomo angosciato dalla propria esistenza vuota e ripetitiva, che non riesce a vivere serenamente con il mondo che lo circonda. Scrive:
(passi tratti da
La nausea, ed. Einaudi per Repubblica)
"Non trovo più gusto a lavorare, non posso fare altro che aspettare la notte"
(pag. 29)
"La nausea non è in me: io la sento nel muro, sulle bretelle, dapertutto intorno a me. Sono io che sono in essa"
(pag. 31)
Ci rendiamo conto di quanto la noia, da puro stato interiore, divenga parte del palcoscenico nel quale ognuno di noi recita. La noia si trasforma in uno stato di angosciante insoddisfazione ed inadeguatezza.
Concludo ricordando un altro passo del libro di Sartre in cui, sul suo diario, il protagonista, Antoine Roquentin, scrive un giorno:
"Niente, esistito"
(pag. 130)
Siamo di fronte ad una vita piena di vuoti, di assenze e spesso anche la nostra giornata si riduce ad un foglio tristemente vuoto che cerchiamo di riempire ma, con la sua sottile ironia, ci guarda nella sua perfezione intangibile e ci mette di fronte ad un triste verità.