mercoledì, febbraio 28, 2007

Il bene ed il male

Rushdie, autore indiano contemporaneo, nei suoi "Versetti satanici" presenta due uomini in cui la trasformazione esteriore della figura (seguendo il filone del realismo magico caro a Marquez) sembra presagire una modifica interiore, morale che in realtà non si attua come ci aspetteremmo. Romanzo contro l'apparenza, contro gli estremismi, in nome della ragione, è ricco di riferimenti coranici, tanto da renderlo blasfemo per i musulmani. Presenta delle affinità stilistiche ai grandi del nostro tempo: Joyce (chi non gli è debitore), Marquez, Borges, Bulgakov e tematiche con "Il ritratto di Dorian Gray", "Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde ", il "Faust", "Il Maestro e Margherita". L'accostamento degli avvenimenti dei due protagonisti e della storia di Mahound (il profeta Maometto) ricordano moltissimo gli inserti della vita di Ponzio Pilato, e quindi gli ultimi momenti di vita di Yeshua Hanozri (Gesù), che il narratore russo inserisce, con straordinaria limpidezza, nello svolgimento del racconto.
Leggendo l'opera di Rushdie si riflette anche sulla rivelazione qui trasformata in parola di compromesso, sulla parola di Dio, relegata a diventare trasportatrice di desideri umani. Viene rappresentata la lotta per eccellenza, quella tra il bene ed il male in cui, a volte, i confini non sono poi tanto definiti.
Ricordo a tal proposito la risposta di Mefistofele alla domanda di Faust su chi lui fosse, citata anche da Bulgakov nel suo capolavoro:
"Parte di quella forza che vuole sempre il male e produce sempre il bene."