domenica, febbraio 24, 2008

Rumore bianco

"E' il linguaggio delle onde e delle radiazioni, ovvero quello per il cui tramite i morti parlano con i vivi. Ed è lì che aspettiamo, tutti insieme, a dispetto delle differenze di età, i carrelli stracarichi di merci colorate. Una fila in movimento lento, gratificante, che ci dà il tempo di dare un'occhiata ai tabloid nelle rastrelliere. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, che non sia cibo o amore, lo troviamo nelle rastrelliere dei tabloid. Storie di fatti soprannaturali ed extraterrestri. Vitamine miracolose, le cure per il cancro, i rimedi per l'obesità. Il culto delle star e dei morti." (pag. 349)
E' così che termina il romanzo "Rumore bianco" dell'autore americano, di origini italiane, Don DeLillo. Il libro è pieno di interessanti spunti di riflessione, tutti molto attuali e che fanno di DeLillo uno scrittore che sa esprimere come pochi altri i drammi del nostro tempo.
Il consumismo è alla base della nostra società e la nostra vita diventa un'attesa ad una cassa di un mega supermercato in cui, attendendo il proprio turno, ci facciamo distrarre dai tabloid, riviste che ci presentano un mondo sempre più di plastica ed artefatto e in cui sono racchiuse le aspirazioni, i sogni della nuova società. Basti rileggere a pag 96
"Comperavo con abbandono incurante. Comperavo per bisogni immediati ed eventualità remote. Comperavo per il piacere di farlo, guardando e toccando, esaminando merce che non avevo intenzione di acquistare ma che finivo per comperare"
L'autore americano mette a nudo le contraddizioni della ipertecnologica società in cui vive il protagonista, Jack Gladney, professore universitario di studi hitleriani, che è la stessa in cui noi viviamo. Jack è sempre scettico di fronte al pericolo, sempre sicuro che esista una soluzione ultra moderna e priva di rischi, è quasi in preda ad un senso di onnipotenza. Eppure si accorgerà che non è così, che siamo tutti destinati a convivere con nuove tipi di morte come dirà il suo collega Murray
"Ogni progresso in conoscenza e tecnica viene pareggiato da un nuovo tipo di morte, da una nuova specie. La morte si adatta, come un agente virale." (pag. 167)
Ed il rumore bianco del titolo non è altro che questo senso di morte che avvolge tutti gli uomini.
"Portiamo la stessa maschera.
- E se la morte non fosse altro che un suono?
- Rumore elettrico
- Lo si sente per sempre: suono ovunque. Che cosa tremenda!
- Uniforme, bianco"(pag. 216)
La morte è il protagonista silenzioso ed onnipresente di questo romanzo. Di fronte ad essa si può cercare di rimuoverne il ricordo, come fa la moglie di Jack, o cercare di affrontarla come il ragazzo che vuole rimanere chiuso in una gabbia con serpenti oppure giungere al gesto estremo dell'omicidio catartico.
Ma sopra ogni cosa, ogni tentativo, aleggia questo rumore elettrico, non molto diverso dalle onde che veicolano le nostre comunicazioni.
(Passi tratti da "Rumore bianco", Ed. Biblioteca di Repubblica)