Sul mito e la mitologia - I
Ricordando i versi di Dante che ispirano questo blog, mi ritrovo a rileggere un passo delle Metamorfosi di Ovidio in cui, parlando della creazione dell'uomo, scrive:
(il testo è tratto da "Le Metamorfosi" Publio Ovidio Nasone, ed. Einaudi)
"mentre gli altri animali stanno curvi e guardano il suolo, all'uomo egli dette un viso rivolto verso l'alto, e ordinò che vedesse il cielo e che fissasse, eretto, il firmamento. Così, quella terra che fino a poco prima era grezza e informe, subì una trasformazione e assunse figure mai viste di uomini"La nascita dell'uomo, secondo alcuni miti, è avvenuta grazie a Prometeo che, plasmando dalla creta delle statue con sembianze umane, infuse in esse la vita (ricorda per certi aspetti il mito ebraico del Golem).
(pag. 9)
Poco più in là nel testo, Deucalione (figlio di Prometeo) e Pirra si ritrovano, soli esemplari del genere umano, sopravvissuti al diluvio universale per volere di Zeus. Con che pathos Deucalione si rivolge a Pirra dicendo:
"Oh se avessi la dote di mio padre, di plasmare della terra e infondervi la vita, e potessi rifare i popoli! Ora il genere umano è ridotto a noi due, così è parso agli dei, e noi siamo gli ultimi esemplari."Il "sic visum superis" rappresenta una rassegnazione dignitosa nei confronti del destino. E' quella fierezza che l'uomo deve avere nell'affrontare le prove che la vita gli presenta. Sembra quasi evocare il passo di Leopardi della Ginestra:
(pag 23)
E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor; ma non eretto
Con forsennato orgoglio inver le stelle,
Né sul deserto, dove
E la sede e i natali
Non per voler ma per fortuna avesti;
L'uomo che Ovidio rappresenta nella sua opera, non importa se mortale o divino, è sorretto da passioni, da sentimenti che, spesso, lo portano a scontrarsi con i tabù, con la convenzione.
La metamorfosi, atto della trasformazione in qualcosa di diverso da sè, sembra un comportamento in uso anche ai giorni nostri dove, il continuo cambiamento, il seguire sempre nuove mode, in alcuni casi scade nell'omologazione, portando alla perdita di una parte di se stessi.