mercoledì, agosto 02, 2006

Viaggi

Ricordo i versi di Dino Campana, tratti dalla lettera d' amore dell' Ottobre 1916 diretta a Sibilla Aleramo:
Fabbricare, fabbricare, fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fare.
(In particolare il secondo verso è anche il titolo del film italiano Preferisco il Rumore del Mare del 2000)
Il mare ha un suo linguaggio come la natura tutta, eppure a noi non è concesso comprenderne i discorsi, i sospiri, i colori. Noi abbiamo solo la possibilità di comprendere l'altro uomo, ma spesso non la utilizziamo proficuamente.
Tutti noi di fronte al mare ci sentiamo spaesati, insignificanti eppure quel suono così limpido ci fa sognare ogni volta perchè è il rumore della vita che scorre, ci fa piangere ogni volta perchè è il rumore dei ricordi che volano leggeri nei nostri cuori, ci fa ridere ogni volta perchè è il rumore delle gioie sincere che sfiorano la nostra pelle.
Non si è mai uguali dopo aver avuto per un attimo il mare dentro di sè.
Concludo con un altro verso di Dino Campana tratto dai Canti Orfici:
Tratto da: Dino Campana - Canti Orfici, ed. Newton
E l’amaro, l’acuto, balbettìo del mare subito spento all’angolo di una via: spento, apparso e subito spento!
(pag. 125)
Tutto è così effimero.