sabato, marzo 08, 2008

L'uomo che cade

L'ultimo romanzo di Don DeLillo, "L'uomo che cade", narra dell'11 settembre 2001, di quello che è accaduto a New York, della vita di un sopravvissuto, Keith, che scende dalle torri con in mano una valigetta non sua. Senza comprendere cosa stia facendo si avvia verso la casa della moglie da cui è separato e ricrea con lei un rapporto che da anni si era interrotto. Ovviamente tutto viene raccontato con maestria dal grande scrittore americano, un narratore onnisciente che di volta in volta punta l'obiettivo su un personaggio e lo segue nei suoi pensieri, nella sua vita. E' così che conosciamo i pensieri della moglie Lianne, le paure di Keith e i desideri del gruppo di terroristi che organizzano l'attentato. Le storie della famiglia riunita e dei kamikaze si muovono su due tempi opposti: la prima vicenda si allontana dall 11/9 mentre la seconda si avvicina alla fatidica data, ma si incontrano nelle ultime pagine piene di caos e silenzio chiudendo in modo circolare la narrazione.
Ci sono diverse cose da notare nel racconto, una fra tutte il riferimento al grande pittore bolognese, Giorgio Morandi. Quest'ultimo è famoso nel mondo per le sue nature morte formate da oggetti comuni, di uso giornaliero, che vengono da lui fissate sulla tela come a creare un senso di attesa metafisica, come se avessero qualcosa da dirci. Eppure sono oggetti inanimati. DeLillo sembra quasi voler creare un parallelo tra queste opere, la condizione di sospensione del tempo che queste producono e la figura dell' "uomo che cade". Questi è un artista formatosi all'accademia di arte drammatica di Cambridge, che si mette un'imbracatura abbastanza rudimentale e si lascia cadere nel vuoto, probabilmente
"Intendeva riflettere la postura di un uomo in particolare che era stato fotografato mentre cadeva dalla torre nord del World Trade Center, a testa in giù, con le braccia tese lungo i fianchi, un ginocchio sollevato" (pag 229)
Lianne aveva avuto avuto modo di vederlo da vicino quando si era lanciato da una piattaforma alla fine di un tunnel ferroviario nel momento in cui transitava un treno.
Il "falling man", che poi dà anche il titolo al libro, è un personaggio chiave del racconto, il suo nome viene svelato solo alla sua morte, perchè l'importante è quello che rappresenta. David Janiak, questo è il suo nome, voleva rappresentare un corpo nel puro movimento
"Una cosa sola, in sostanza, avrebbero potuto dire. Qualcuno che cade. Un uomo che cade" (pag. 168)
ma anche un corpo sospeso, in silenzio, immobile di fronte al delirio, mentre tutto intorno a se continua a pulsare, a vivere, anche bruciare, lui è lì, solo, in preda ad un atto di terrore e di libertà. Eppure è solo un corpo che cade.
(passi tratti da "L'uomo che cade", Don DeLillo, Einaudi)

1 commento:

ugursabino ha detto...

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