lunedì, luglio 03, 2006

Sulla noia di vivere e sull'esistenza - II

Ungaretti nella sua poesia "Noia" scrive:
(Ungaretti - Vita di un uomo, ed. Meridiani Mondadori)

Anche questa notte passerà

Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fili tranviari
sull'umido asfalto


Guardo le teste dei brumisti

nel mezzo sonno
tentennare
Il primo verso è un incipit ex abrupto in cui viene squarciata la tela del silenzio per indicare la solita angosciosa ripetitività della vita. La solitudine che non è più solo dentro l'uomo, viene connotata con immagini metropolitane e moderne: i fili tranviari, l' asfalto, i brumisti, simboli di un progresso che non consola ma aliena.
Mi riviene in mente un quadro di Munch, un pittore che ricordo sempre quando penso all' esistenza ed all' angoscia, che voglio qui riproporre:


Si tratta di Sera sulla via Karl Johann, in cui l'artista dipinge i diversi passanti (in particolare si tratta di borghesi) come uomini disumanati, quasi scheletri, che sembrano seguire una marcia funebre ed egli, l'artista, un'ombra che cammina in verso opposto. Scriverà Munch nel suo diario:
"Mi ritrovai sul Boulevard des Italiens - con le lampade elettriche bianche e i becchi a gas gialli - con migliaia di volti estranei che alla luce elettrica avevano l'aria dei fantasmi"
Quante volte ci sentiamo così estranei, così diversi, eppure, a quella stessa massa informe, incomprensibile, inanimata, a volte, partecipiamo anche noi.