domenica, giugno 15, 2008

Queneau: il tempo, la Storia, il sogno - II

Nel suo libro "Zazie nel metrò" Queneau racconta una sorta di favola dove una bambina, l'opposto dell'innocenza, crea scompiglio nella famiglia dello zio dove è ospite per un paio di giorni. E' una fiaba metropolitana, dove al posto dell'innocenza fanciullesca trova posto la sfacciatagine, al posto dell'educazione lo sberleffo nei confronti della morale e del senso del pudore. Lo zio Gabriel, che si esibisce in un locale per omosessuali di Pargi però dice:
Parigi è solo un sogno, Gabriel è solo un'ombra (incantevole), Zazie il sogno di un'ombra (o di un incubo) e tutta questa storia il sogno di un sogno, l'ombra di un'ombra, poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota(oh! mi scusi)
E questo ci permette di ricollegarci a questo tema sempre caro a Queneau, quello del sogno, della labilità della realtà, dove il surreale diventa un modo per esprimere le contraddizioni della modernità, perchè dietro ogni sorriso e assurdità si racchiude un senso profondo di smarrimento.
Nel manifesto del Movimento surrealista del 1924 si definisce surrealismo:
Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.
Almeno inizialmente Queneau è vicino al surrealismo da cui dopo però si allontana, ma permangono sempre in lui l'interesse verso l'onirico ed il sogno come testimonia anche il suo libro "I fiori blu". Spesso definire sogno una situazione permette di elevarla al di sopra delle convenzioni e di esprimere in modo più pungente l'assurdità della realtà.