Alla ricerca del Tempo Perduto - II
Proust scrive, parlando della nonna del Narratore:
(Alla Ricerca del Tempo Perduto - ed Meridiani, Mondadori)
(Alla Ricerca del Tempo Perduto - ed Meridiani, Mondadori)
"quando doveva regalare una poltrona, delle posate, un bastone, li cercava "vecchi", come se, cancellato ormai dalla lunga desuetudine il loro carattere utilitario, apparissero disposti a raccontarci la vita di uomini di altri tempi più che a soddisfare i bisogni della nostra. Cercava di giocare d’astuzia e, se non di eliminare del tutto la banalità commerciale almeno di ridurla, sostituendola il più possibile con altra arte, inserendo per così dire svariati “spessori” d’arte [...]
Di fronte all’imminente scadenza della volgarità la nonna tentava di rimandarla ancora." (Vol. I - pag.50)
Il concetto di utilità qui viene considerato un involgarimento; quello che infatti la nonna vuole stimolare nel beneficiario del regalo è un ispessimento del senso della bellezza artistica, privata appunto, da quei concetti di utilità ed utilizzo che un oggetto possiede.
Mi viene in mente, primo fra tutti, un artista che ha fatto dell'oggetto in quanto tale, privato delle sua finalità, fulcro della propria arte: Marcel Duchamp.
Egli scrive, fingendo di difendere l’ignoto autore di un opera rappresentante un "comune" orinatoio di porcellana, che in realtà è poi diventata la sua opera più famosa (Fontana, 1917)
"Non è importante se Mr. Mutt abbia fatto Fontana con le sue mani o no. Egli l’ha SCELTA. Egli ha preso un articolo ordinario della vita di ogni giorno, lo ha collocato in modo tale che il suo significato d’uso è scomparso sotto il nuovo titolo e il nuovo punto di vista – ha creato un nuovo modo di pensare quell’oggetto"
E' ovvio che di fronte ad un regalo, come una sedia vecchia, oppure ad un orinatoio, è per noi difficile credere che possa essere arte o comunque che possa possedere una carica artistica che sovrasti quella utilitaristica, è però anche vero che lo scandalo nasce dall'incomprensione e dalla paura di vedere messe in discussione le proprie certezze.