lunedì, novembre 30, 2009

"Contro il giorno"

Su Retroguardia 2.0 e su La poesia e lo spirito il mio commento all'ultima opera di Thomas Pynchon tradotta in Italia: "Contro il giorno"

lunedì, giugno 29, 2009

Gruppo di lettura dedicato a Pynchon

Vista l'uscita della traduzione italiana di "Against the day" [Contro il giorno, Rizzoli] ho realizzato un blog che permette a chiunque stia leggendo il libro di condividere impressioni, note, commenti. Ho suddiviso il libro in capitoli e creato un post per ogni capitolo. Basta commentare il capitolo interessato.

Per ora è in corso la lettura di Contro il Giorno.
Siete tutti invitati a leggere, commentare e condividere.

http://pynchonreadinggroup.blogspot.com/

mercoledì, aprile 29, 2009

Nuova piattaforma per gestire i commenti ai post

Da oggi è attivo sul blog una nuova piattaforma che permetterà ai visitatori del sito di commentare in modo più agevole e veloce come se stessero scrivendo su un forum con tutti i vantaggi del caso (notifiche via mail, essere sempre aggiornato su dibattiti inerenti un post ecc ecc)

Per saperne di più : http://intensedebate.com/ oppure commenta i post.

martedì, aprile 21, 2009

L'opera di Pynchon - II, V.

Thomas R. Pynchon già con l'uscita del suo primo romanzo era stato subito considerato un autore importante. Il primo romanzo, V., scritto nel 1963 ad appena 26 anni, contiene una galleria di personaggi che si intrecciano con apparente casualità. Pynchon scrive spesso di complotti, di società segrete, di intrighi internazional. Un modo questo per dare un senso a cose che sembrano assurde e descrive questi complotti quasi con sarcasmo, con l'ironia di chi vuole prendere in giro il lettore sapendone più di lui.
In V. si affacciano oltre 200 personaggi che si muovono tra Firenze, l'America, Malta ed in diversi contesti temporali 1943, 1919... Di molti personaggi viene raccontato qualche dettaglio che sembra quasi scritto solo per dare vitalità al personaggio ed in realtà dopo un po' di pagine diventa un punto importante.

Il protagonista principale, Stencil, è alla ricerca di una certa V., entità misteriosa di cui il padre aveva scritto nei suoi diari. Nel corso del libro V. si connota in diversi modi: una città, una donna, diventa per il figlio di Stencil il proprio legame col padre, mentre per il padre l'occasione per comprendere di aver perso molte cose nel troppo viaggiare .
V. è l'eterno femminino, la città che ti avvolge nel suo ventre, la giovane donna, il ratto femmina che vuole diventare una suora. V. rappresenta la ricerca, la pace, la guerra, l'amore, l'odio, è il modo in cui gli opposti convergono (se pensiamo a come le due linee della V si uniscono in un unico punto).
Un libro veramente bello, difficile, impegnativo con molti riferimenti e citazioni colte. Vorrei solo citare un passo che mi colpì per il significato e l'intensità anche in riferimento ad un evento mondiale molto triste come i bombardamenti a Gaza che in quel periodo erano sulle prime pagine dei giornali.
"Dieci milioni di morti e almeno il doppio di feriti erano uno shock più che sufficiente. [...] Questi dieci milioni di morti consideriamoli pure una cifra enorme, una formula chimica, una ragione storica. Però, santo Dio, non l'Orrore Indicibile, il prodigio improvviso che ghermisce un mondo ignaro. Ne siamo tutti testimoni. Non c'è stata nessuna innovazione, nessuna particolare violazione dell'ordine di natura, nessuna sospensione dei soliti prìncipi. Se la gente comune è stata colta di sorpresa, la Grande Tragedia è la sua cecità, e non la guerra in sè." (V. - pag. 547)
Le motivazioni delle guerre sono quasi sempre le stesse: la terra, il potere, la supremazia, l'avidità eppure ci sconcertiamo perchè puntualmente non crediamo l'uomo capace di tanto. Non ci rendiamo conto che quelle stesse forze ci guidano nelle nostre sopraffazioni quotidiane.
(passi tratti da V. - Thomas Pynchon, BUR)

domenica, marzo 15, 2009

L'opera di Pynchon - I

Thomas Pynchon è sicuramente uno degli autori americani più apprezzati e che maggiormente ha influenzato la scrittura contemporanea. Famoso non solo per le sue opere ma anche per la sua leggendaria riservatezza, ha scritto diversi romanzi alla base dei quali si trova sempre il complotto, l'intrigo.
Attraverso la sua scrittura Pynchon produce un effetto straniante sul lettore che si ritrova catapultato in un mondo complottista, pieno di intrighi di cui si sente un tassello e percepisce quel senso di smarrimento che gli stessi personaggi di Pynchon sentono sulla loro pelle.
A partire da "V.", Pynchon ci ha donato romanzi sempre molto "entropici" in cui moltissimi personaggi ruotano intorno alla narrazione, comparse, attori principali, antagonisti, tutti secondo uno schema che ci appare sempre confuso eppure racchiude un ordine ben preciso e che risponde a delle motivazioni stilistiche ed a volte anche simboliche. Muovendosi nello spazio e nel tempo con disinvoltura, la lettura di un romanzo di Pynchon non è cosa facile, perchè si cerca di utilizzare le normali categorie di sequenzialità, di cronologia che puntualmente il Nostro elude per creare un affresco vorticoso che rappresenta in maniera perfetta il mondo consumistico / industriale in cui viviamo fatto non di linearità ma di vortici separati che nel loro frenetico girare si incontrano.
La sua profonda ironia, il suo sottile sarcasmo si esprime anche nei confronti del lettore che sembra quasi voglia prendere in giro cambiando sempre punto di vista, nascondendo alcuni particolari, portandolo nei meandri più oscuri della mente umana, in quell'angolo buio che rappresenta il proprio io.

L'opera di Pynchon, per la ricchezza di tematiche e di stili, la varietà della lingua utilizzata, la profonda indagine dell'uomo, la grande erudizione, i diversi piani di lettura, è disarmante tanto da renderne difficoltosa una qualsivoglia descrizione.
Bisogna farsi trasportare dalle sue pagine per comprendere pienamente di cosa si parla ed io cercherò nel mio piccolo di scrivere di volta in volta qualche appunto su alcune sue opere che ho letto.

mercoledì, febbraio 25, 2009

Pastorale Americana

Pastorale Americana è uno dei capolavori di Philip Roth, uno dei grandi autori americani viventi. Si racconta della vita di un uomo per bene, Seymour Levov (lo "Svedese"), attraverso la voce, le supposizioni ed i ricordi di un amico di scuola del fratello di Seymour, Zuckermann (che Roth userà anche in altre sue opere come proprio alter ego).
Seymour vive la propria vita da benestante, con una famiglia normale e felice, un uomo che, usando le parole di Roth, "non è stato programmato per avere sfortuna". La sua vita è apparentemente perfetta, tutto sembra andare bene finchè la figlia Mary, mette una bomba all'emporio del paese ed un medico che si trovava al limitrofo ufficio postale muore in seguito allo scoppio. Mary diventa latitante e la vita "perfetta" dello Svedese mostra tutte le sue imperfezioni ed ipocrisie.
La figlia che lo sbalza dalla tanto sognata pastorale americana e lo proietta in tutto ciò che è la sua antitesi e il suo nemico, nel furore, nella violenza e nella disperazione della contropastorale: nell'innata rabbia cieca dell'America (pag. 98)
Seymour rappresenta l'America, con tutte le sue assurdità ed ipocrisie. Il suo è il desiderio di far parte del Sogno americano, di avere una vita felice o che appaia tale ma la tragedia della figlia lo metterà di fronte alla sua esistenza, ai suoi errori, alle sue azioni che sembrano mosse solo dal desiderio di seguire ciò che la gente si aspetta da lui.

Il fratello Jerry, completamente diverso da Seymour, durante una conversazione telefonica avrà modo di attaccarlo e forse fargli aprire gli occhi sulla sua vita.
Volevi Miss America? Beh l'hai avuta, altroché: è tua figlia! Volevi essere un vero campione americano, un vero marine americano, un vero magnate americano con una bella pupattola cristiana appesa al braccio? Volevi appartenere come tutti gli altri agli Stati Uniti D'America? Beh, ora gli appartieni, ragazzone, grazie a tua figlia. Ce l'hai nel culo adesso la realtà di questo paese. Con l'aiuto di tua figlia sei nella merda fino dove è possibile sprofondarci, vera merda, fantastica merda americana. L'America pazza furiosa! In preda a furore omicida! (pag. 295)
E' attraverso Jerry che comprendiamo meglio l'indole di Seymour, la sua propensione a fare sempre quello che gli altri si aspettano da lui "Tu sei quello che fa tutte le cose giuste" (pag. 293).

In Pastorale americana vi è un'analisi dell'America sociologica ma anche psicologica che evidenzia i luoghi nascosti, oscuri della vita e dell'anima, le stanche ritualità sociali che perpetuiamo per noia, le passioni incomprensibili, il lato oscuro di ognuno di noi.

lunedì, gennaio 12, 2009

Il Volto

Leggendo "Body Art" di DeLillo, un piccolo libricino di appena 100 pagine, si rimane colpiti da come nei primi capitoli sia tangibile la monotonia, la routine tra una moglie ed un marito. Il rapporto tra l'uomo e la donna è sempre stato al centro di molte opere e rappresenta un difficile puzzle di compromessi, comprensioni, ipocrisie, silenzi e solitudine (basti ricordare "Scene da un matrimonio" di Bergman, oppure all'estremo "Eyes wide shut" di Kubrick trasposizione cinematografica di "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler). Già i normali rapporti interpersonali sono scanditi da un senso di incomprensione, disagio, che ci porta a pensare che forse siamo veramente delle isole che ogni tanto si incontrano per avere una parvenza di socialità, rinchiusa nelle forme e nelle convenzioni che la società ci richiede.
L'uomo è un "animale sociale" diceva Aristotele. Oggi tutti questi Social Network sembrano dare ragione al filosofo greco, eppure la ricerca di amicizia, il stringere legami a distanza con persone mai viste, è l' esigenza umana di avere contatti con altre persone. Attorniarsi di amici ci rende sicuri di noi, ci dà la possibilità di vivere felicemente non soffermandosi sulle nostre miserie, cosa che faremmo in solitudine.
C'è un bisogno nell'uomo di comunicare, socializzare, vivere le relazioni, eppure sembra sempre che tutto sia così artefatto, poco autentico, poco spontaneo. Tutto è scandito dai ritmi imposti dal conformismo e forse Facebook e tutti i blog, questo compreso, non sono altro che un estremo tentativo di non rimanere soli pur sapendo che è questa la nostra tendenza.
"Prese la faccia tra le mani, guardandolo fisso. Cos'aveva significato quel gesto la prima volta, la prima volta che una creatura pensante aveva guardato negli occhi, in profondità, un'altra creatura? C'erano volute centinaia di migliaia di anni perchè questo accadesse, o era stata la prima cosa che avevano fatto, gli esseri umani, un'esperienza trascendente, la cosa che li aveva resi superiori, che li aveva resi moderni, lo sguardo che dimostra la solitudine della nostra anima?" (pag.70)
Cosa significa guardarsi negli occhi? Alzare lo sguardo da terra, guardare nel luogo più oscuro, dove la luce entra ed acceca ogni possibilità di vedere oltre.