Sull'opera di Pasolini - I
Pasolini nei suoi Scritti Corsari - 9 dicembre 1973 scrive:
Continuando:
La televisione richiede spettatori, soggetti passivi nel processo comunicativo e produce una omologazione dei costumi e degli usi che è preoccupante. La nostra passività non ci permette di esprimere le nostre diversità che arrichiscono il mondo.
La crescita tecnologica non ha avuto un giusto corrispettivo nella crescita delle coscienze. L'individualità è qualcosa che va tutelato e siamo noi stessi a dover preservare un valore che credo fondamentale: la diversità non scandalizzata, priva cioè di luoghi comuni e ricca di vicendevole tolleranza.
"Molti lamentano (in questo frangente dell’austerity) i disagi dovuti alla mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro "cattivo" nelle periferie "buone" (viste con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali rapporti umani)"e ci vengono in mente i trascorsi avvenimenti nelle periferie francesi non lontane poi troppo dalle nostre.
Continuando:
"Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè, come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane."Pasolini continuando nel suo discorso, mette in evidenza come la nuova cultura sia prettamente tecnologica e porti al "rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali". La televisione è, per Pasolini, "lo spirito del nuovo potere", uno strumento per esercitarlo (e ci viene in mente 1984 di Orwell dove rappresenta anche uno strumento di controllo del tempo), che ha lacerato l'animo del popolo italiano più del Fascismo.
La televisione richiede spettatori, soggetti passivi nel processo comunicativo e produce una omologazione dei costumi e degli usi che è preoccupante. La nostra passività non ci permette di esprimere le nostre diversità che arrichiscono il mondo.
La crescita tecnologica non ha avuto un giusto corrispettivo nella crescita delle coscienze. L'individualità è qualcosa che va tutelato e siamo noi stessi a dover preservare un valore che credo fondamentale: la diversità non scandalizzata, priva cioè di luoghi comuni e ricca di vicendevole tolleranza.