Persona
Bergman, grande regista svedese, nel suo film Persona (1967), racconta di un'attrice, Elisabeth, decisa a rinchiudersi nel suo mutismo e della sua giovane infermiera, Alma. Le due donne accomunate da un rifiuto verso i propri figli (la prima avrebbe voluto nascesse morto, la seconda effettua un aborto), sono differenti nel modo di vedere la vita: la prima si è rinchiusa nel silenzio per non continuare a fingere, la seconda ha deciso di farlo, conservando dentro di se' un segreto mai svelato. Molte sono le problematiche sollevate da questo stupendo film: il tema della maschera, della finzione, dell'angoscia esistenziale, i drammi dell'inconscio, del doppio.
L'infermiera legge il passo di un libro che non condivide a differenza di Elisabeth:
La vita dell'uomo, secondo Elisabeth, è costantemente avvolta nell'oscurità, nel dubbio, in continuo conflitto con la fede, affondata nella solitudine e nella paura in cui qualsiasi parola non è altro che una maschera che ci fa compagnia.
Stupenda è la scena finale in cui la pellicola prende fuoco, ponendoci di fronte alla finzione cinematografica, all'impalpabilità di quelle esistenze di cui abbiamo visto una parte, ci pone di fronte al dramma del silenzio, in cui, l'ultima parola di Elisabeth racchiude una sconcertante verità : "Nulla".
L'infermiera legge il passo di un libro che non condivide a differenza di Elisabeth:
"L'ansia che è in tutti noi, i sogni irrealizzati, le crudeltà che commettiamo, l'angoscia di doverci estinguere, la consapevolezza della condizione terrena hanno cristallizzato e annullato la nostra speranza in una salvezza ultraterrena. Le grida della nostra fede e del nostro dubbio nell'oscurità e nel silenzio sono una delle più terribili prove della solitudine e della costante paura che ci possiede"Il "tema religioso", sempre caro a Bergman, riaffiora qui per impreziosire ulteriormente il film.
La vita dell'uomo, secondo Elisabeth, è costantemente avvolta nell'oscurità, nel dubbio, in continuo conflitto con la fede, affondata nella solitudine e nella paura in cui qualsiasi parola non è altro che una maschera che ci fa compagnia.
"...Tu insegui un sogno disperato Elisabeth, questo è il tuo tormento.Tu vuoi essere, non sembrare di essere; essere in ogni istante cosciente di te e vigile, e nello stesso tempo ti rendi conto dell'abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa...Questo ti provoca un senso di vertigine per il timore di essere scoperta, messa a nudo, smascherata, poiché ogni parola è menzogna, ogni sorriso una smorfia, ogni gesto falsità..."Queste le parole che la dottoressa dice ad Elisabeth prima di mandare le due donne nella sua casa al mare.
Stupenda è la scena finale in cui la pellicola prende fuoco, ponendoci di fronte alla finzione cinematografica, all'impalpabilità di quelle esistenze di cui abbiamo visto una parte, ci pone di fronte al dramma del silenzio, in cui, l'ultima parola di Elisabeth racchiude una sconcertante verità : "Nulla".