La Folla
Mao II, il decimo romanzo di Don DeLillo, è pieno di folla, come dice nel suo commento all'opera il critico Tom LeClair. Ciò che colpisce in questo romanzo, che come tutte le opere di DeLillo è pieno di riflessioni e domande, è la preponderante presenza dei grandi ammassi di persone. Il romanzo apre parlando di un matrimonio di massa secondo il rito del reverendo Moon all'interno dello Yankee Stadium, e si conclude con la visione di un matrimonio a Beirut preceduto da un carroarmato. La folla è presente ai funerali di Khomeini o tra le strade di New York piena di senza tetto.
E' la folla fervente, che diventa anonima, informe, rivedendosi e annullandosi nel proprio leader, è questa la folla che crea gli idoli e si fa da loro trasportare. Quando la fotografa Brita andrà a Beirut per fotografare il leader terrorista Abu Rashid l'interprete le dirà, giustificando la presenza dei cappucci sui volti dei ragazzi nella stanza:
Siamo poi tanto diversi, sotto l'aspetto dell'acritica accettazione di quello che i moderni idoli ci propinano, da quei ragazzi senza volto? Riusciamo ad avere i nostri lineamenti, una voce propria ed abbiamo il coraggio e la voglia di farci sentire?"The future belongs to crowds." [trad. "Il futuro appartiene alle folle"] (pag. 16 )
"I ragazzi che lavorano vicino ad Abu Rashid non hanno faccia o voce. I loro lineamenti sono identici. Sono i suoi lineamenti. Non hanno bisogno dei propri lineamenti o voci. Essi stanno cedendo queste cose per qualcosa di potente e grande"e più avanti dirà:
(pag. 234)
"il terrore è quello che noi usiamo per dare alla nostra gente il loro posto nel mondo. Quello che viene ottenuto con il lavoro noi lo guadagniamo col terrore. Il terrore rende un nuovo futuro possibile. Tutti gli uomini un uomo" (pag. 235)
(I brani sono tratti da Mao II - Don DeLillo, Ed. Penguin Book e tradotti)