La mia morte
G, è questo lo pseudonimo che l’autore si dà, è questo il modo in cui viene chiamato, lungo tutto il romanzo, il protagonista principale.
Non si tratta di un’autobiografia, l’autore ci tiene a precisarlo (“Nulla è reale eccetto il dolore e l’amore” pag. 140), è invece la storia della metamorfosi di un uomo con una “forma fisica, coltivata con tenacia [...] colto e brillante” (pagg. 7, 8), cresciuto in una famiglia esigente e basata su “secoli di incroci fra benestanti, nobili, professionisti” (pag. 94) che progressivamente perde la proprietà del proprio corpo.
“Il tuo corpo è un oggetto che non gestisci tu, non è più davvero tuo, stai solo a vedere che ti faranno come uno spettatore qualunque, inascoltato. Sicuramente tuo è soltanto il dolore” (pag. 112)
Il libro, come già fa intuire il titolo, racconta della malattia e, infine, della morte del narratore/protagonista. Avvocato di successo, conosciuto da tutti in città per la sua competenza e testardaggine, con trascorsi di impegno civile, “duro di cuore, egoista, presuntuoso, insensibile e forse un po’ stupido” (pag. 11), scopre di essere affetto dal morbo di Parkinson.
La tematica della malattia e della libera e consapevole scelta di come vivere e morire, sono centrali in questo romanzo sincero, duro e in diversi punti caustico.
La malattia viene vivisezionata a partire dalle prime preoccupazioni, i consulti specialistici, la speranza di migliorare, il rapporto conflittuale con chi cerca di aiutarti, fino ad arrivare all’angosciante sensazione di sepoltura da vivo che il protagonista associa alla propria condizione.
A volte si ha timore di nominarla, come se non volessimo risvegliare un demone sopito. Nel libro, invece, la morte è addirittura inserita nel titolo, è un elemento che permea tutto il racconto.
E’ la vera protagonista del romanzo e quasi non vediamo l’ora entri in scena, come G del resto, e quando lo fa, riesce a prendersi gioco di noi, ridendo della sua inventiva.
“La mia morte”, non è solo un romanzo di fantasia, è un romanzo politico di denuncia da parte di chi vorrebbe che l’eutanasia fosse un diritto di cui le persone, in particolari condizioni e in piena libertà, possano disporre.
Quando parliamo di questo tema non possiamo non pensare ai casi di Eluana Englaro, di Piergiorgio Welby e di DJ Fabo; non possiamo non pensare al concetto di biopotere di Foucault; non possiamo rimanere indifferenti pensando che siano tematiche che non ci riguardino.
"A lungo, uno dei privilegi caratteristici del potere sovrano era stato il diritto di vita e di morte [...] mette in atto il suo potere sulla vita solo attraverso la morte che è in grado di esigere" (Postfazione, pag. 143 - Tratto da M. Foucault, "La volontà di sapere")
La disponibilità del proprio corpo, anche nella fase terminale della vita, è un tema fondamentale della modernità.
[G, "La mia morte", Tempesta Editore, 2019]